Ogni anno, il palco dell’Ariston serve a mandare “messaggi”. Cioè a indottrinare gli spettatori in una direzione precisa. A me pare che oggi molti si siano stufati di questo bombardamento di “messaggi” ipocriti o banali, che passano spesso da pugni nello stomaco al buon gusto.
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Evidentemente sì. D’altronde anche altri festival musicali internazionali poggiano su simili cliché e continueremo a vedere celebrati e premiati i vari testimonial delle idee “progressiste” di questo tempo, bypassando la valutazione del merito artistico musicale. Amen…
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È un’utopia poter guardare il Festival senza sorbirci lezioni, appelli, filippiche, rimproveri o altre forme paternalistiche di propaganda? E poterci concentrare sulla musica invece che su outfit da circo o performance pseudoblasfeme dei soliti “provocatori” (ormai noiosissime)?
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