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RIFORME DELLA GIUSTIZIA, LO SCONCIO BARATTO.
Come facciamo a non accorgerci della noiosa e inconcludente ripetitività dello scontro sulla giustizia che non produce mai una riforma sostanziale? Anche oggi sui giornali tonnellate di inchiostro sul nulla. Fate una riforma, una. Ma fino a quel momento basta polemiche. Per pietà.
Sappiamo anche perché tutto ciò accade.
Ad un certo punto le riforme vengono usate come minaccia per tenere la magistratura alla larga da indagini sui politici della maggioranza. “Se rinvii a giudizio Delmastro minaccio di ripresentare la separazione delle carriere”.
Questo metodo patologico (da entrambe le parti) di affrontare le riforme della giustizia collegandole a questioni personali, ha determinato - nella seconda repubblica - il fallimento di ogni tentativo di riforma, naufragato in qualche legge ad personam contro inchieste ad personam.
Sarebbe ora di finirla. A questo meccanismo si legano i tentativi di gestione dei problemi giudiziari all’interno del CSM e tramite le correnti. Politica e magistratura sono in conflitto apparente, ma gestiscono insieme la decisione di non riformare e le assegnazioni dei posti in cambio dell’impunità.
Se vuole cambiare davvero qualcosa il Governo la smetta di fare polemiche, lasci agli imputati la loro difesa e proceda spedito a riformare un sistema che produce il 50% di assolti. Gratteri dice “male non fare paura non avere” per il 50% delle persone rinviate a giudizio non è così. Finiscono assolti - quindi non hanno fatto nulla di male - ma con la vita rovinata.

🐦🔗: nitter.cz/CarloCalenda/status/

[2023-12-01 07:23 UTC]

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