Salari, Servizi, Identità.
Quando i salari non crescono, o anzi diminuiscono per effetto dell’inflazione, i servizi pubblici non funzionano e la sensazione di insicurezza prevale, le democrazie entrano in crisi. È una lezione che, dopo la guerra, le democrazie occidentali avevano dimostrato di conoscere.
Il prevalere della destra populista nasce dalla generale sensazione di declino innescata da queste tendenze di lungo periodo.
Oggi questa sensazione è condivisa dall’80% degli italiani (Censis). Ma c’è di più. Se fosse solo una questione redistributiva dovrebbe essere la sinistra a trarne beneficio. Ammesso che la sinistra si occupi di questo e non dei sit-in alla Rai.
La ragione per cui ciò non accade è che la sinistra è considerata lontana da questi temi e concentrata su minoranze, internazionalismo e battaglie elitarie.
La destra al contrario riconosce la ripulsa della classe media verso questa modernità che la danneggia. Per questo un operaio della rust belt vota un miliardario evasore fiscale invece di un Presidente che ha aumentato posti di lavoro e redditi.
Il maremoto di destra viene dal terremoto innescato dai salti tecnologici e dalla iperglobalizzazione degli anni 90-2008.
Liberali e progressisti devono fare i conti con questa situazione e riscrivere la loro agenda.
Per questo la battaglia contro la spregiudicatezza di chi prende soldi pubblici e chiude le fabbriche non deve essere lasciata alla destra. La correzione di rotta nel rapporto tra capitale e lavoro deve tornare ad essere presente nel discorso di chi vuole preservare la democrazia liberale.
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[2024-02-13 06:25 UTC]