GIULIA E I LIMITI DELLA LEGGE
L’ondata di violenza sulle donne e di femminicidi non si fermerà con una legge. Capirlo, ammetterlo e agire di conseguenza è il primo doveroso segno di rispetto nei confronti delle donne vittime di violenza e delle famiglie in lutto. Il compito a cui siamo chiamati tutti - famiglie, politica, media, scuola, cultura - è molto più arduo e complesso.
Uno dei grandi inganni della politica è far credere ai cittadini che le leggi riescano a modificare sempre e immediatamente i comportamenti umani. Raramente è così, quasi mai accade quando si chiede alla legge di cambiare usi, abusi, costumi e strutture sociali. La legge è uno strumento amato dalla politica perché è un titolo di giornale e la politica impotente cerca solo titoli di giornale.
La legge, quando pensata in questo modo, non costa molto di più dell’inchiostro con cui è scritta, perché troverà raramente implementazione; la sua funzione si esaurisce nella risposta mediatica alla cronaca. Tante leggi il governo Meloni (e non solo) ha fatto in questo modo.
La violenza sulle donne è un fatto molto più complesso. Nasce dalla confusione tra amore e dominio e dalla posizione subordinata e dunque dipendente che la donna continua ad avere, al di là della legge, nella realtà della nostra società.
Cogliere i segni malati della pretesa di dominio non è facile. C’è una scena del film di
https://nitter.cz/PaolaCortellesi
che è perfetta a questo proposito. La figlia della protagonista sta per sposare un ragazzo “a modo”, un bravo ragazzo; ma, ad un certo punto, la madre ascolta casualmente una conversazione rivelatrice: l’amore sta già diventando dominio, possesso e violenza. E agisce (genialmente) di conseguenza.
Dopo l’omicidio di Giulia sui social è ricominciato il solito ributtante confronto a suon di #. Sciacalli è il più gettonato. Dagli sciacalli per l’appunto. E qui sopra ne scorrazzano branchi stermi…
🐦🔗: https://nitter.cz/CarloCalenda/status/1726485962161623495#m
[2023-11-20 06:21 UTC]